Pittore di contenuti pregnanti per focalizzare tradizione, condizionamento storico-culturale e disparità anacronistiche nella pratica sociale del nostro tempo e nella realtà individuale, Giorgio Cangiano segna e colora forme e personaggi emblematici, spesso indentificandosi con una spoglia austera, meditante, dentro e fuori il tempo misurabile, spettatore e selezionatore di visioni in cui si articolano le immagini del tragico quotidiano.
La memoria storica, il sogno l'armonia, le costruzioni che fanno vivo il sentimento di un'epoca e restano negli ineluttabili trapassi, le paure ancestrali, gli incubi che attestano medioevali sonni della ragione, assurgono a valori talvolta metafisici; si caricano di quelle tensioni che riconosciamo nelle iscrizioni classiche, che si precisano come vere e proprie mappe dell'allegoria e del tesoro di eterna verità.
Aprendosi il colore verso ritmi naturali, anche i reperti, le ricognizioni archeologiche, le voci interiori e quelle tangibili del passato, si articolano in un insieme suggestive, nel quale proprio tra sogno e colore si stempera una vaga malinconia che accoglie, nella saggezza del sentimento, il respiro dell'umanità perenne.
Angelo Calabrese
dal catalogo della mostra
Sala Gemito - Napoli - 13/19 Febbraio 1988